Non solo numeri: come dare colore alle tue dashboard
Dal logo aziendale alla palette personalizzata, come trasformare le dashboard in uno spazio familiare e riconoscibile, dove i dati non solo informano ma raccontano la tua identità.
Bentornati al nostro appuntamento settimanale con il mondo della Business Intelligence per tutti: siamo arrivati al numero 97, sempre insieme, sempre più numerosi.
Le note sono sette, eppure con quelle stesse sette note si possono comporre melodie infinite, ognuna unica e riconoscibile. Lo stesso accade con i grafici e le dashboard: linee, barre e torte si ripetono, familiari e rassicuranti, ma a volte troppo simili tra loro.
E allora, come rendere davvero nostra una dashboard, capace di raccontare i dati con la voce della nostra azienda e non con un linguaggio impersonale?
Come sempre, accompagniamo la lettura con una canzone dalla nostra playlist su Spotify:
🎵 “True Colors” — Cyndi Lauper, True Colors
Un primo passo è la scelta dei colori. In un numero precedente abbiamo già visto quanto sia utile togliere il superfluo per rendere una dashboard più chiara: questo non significa rinunciare al colore, ma usarlo con intenzione.
Scegli una tonalità principale che metta in risalto i punti giusti. Quale? Quella che appartiene già alla tua azienda: il colore del logo, della carta intestata, dello sfondo del pc aziendale. È sorprendente quanto basti poco perché una dashboard inizi ad avere un carattere unico e riconoscibile.
“E se il mio colore non si abbina alla piattaforma?”
Con Elly non è un problema. Grazie a un’interfaccia semplice puoi creare un tema personalizzato e adattare i colori della piattaforma alle esigenze del tuo brand. Oggi le modifiche si fanno grafico per grafico, scegliendo di volta in volta la combinazione più adatta per evidenziare KPI e trend. E quando decidi di cambiare il tema generale — dal colore principale al logo aziendale — la modifica riguarda l’intera piattaforma, così ogni dashboard mantiene coerenza e riconoscibilità.
Risultato: Elly smette di sembrare uno strumento esterno e diventa un ambiente familiare che riflette l’anima della tua azienda.
Perché la personalizzazione conta (più di quanto pensi)
Personalizzare non è solo una questione estetica. È un modo per ridurre il carico cognitivo: quando colori e segni sono coerenti, l’occhio sa già dove guardare e il cervello ci mette meno tempo a capire. È anche un modo per aumentare l’adozione interna: se le persone si riconoscono in un’interfaccia familiare, la usano più volentieri e la difendono, trasformando la BI da progetto tecnico a vera cultura aziendale. Infine, è un modo per rendere i messaggi più chiari.
Un unico colore guida l’attenzione su trend, scostamenti, priorità: meno rumore, più decisioni.
Tre esempi concreti
In un’officina di car service, ad esempio, il colore del brand può diventare la chiave visiva che accompagna indicatori come la resa oraria o la rotazione dei veicoli. Con il logo ben visibile in alto, anche quando i dati vengono condivisi con la rete, l’identità resta forte e riconoscibile.
In un hotel, invece, una palette soft allineata al sito istituzionale permette di visualizzare occupazione e check-in con la stessa coerenza cromatica dei materiali di marketing: i dati diventano parte di un linguaggio unico che attraversa online e offline.
Nel manufacturing, infine, usare la tonalità istituzionale già presente nell’ERP per evidenziare stati e avanzamenti in produzione rende naturale la lettura: il digitale si mette in sintonia con il linguaggio fisico del reparto.
Errori da evitare
Ovviamente ci sono anche scelte che possono rovinare tutto. Troppi colori, ad esempio: basta un primario e un accento, il resto neutro. Oppure contrasti troppo deboli, belli da vedere ma poco leggibili. Attenzione anche all’uso disinvolto del rosso e del verde, che non sempre è accessibile a tutti: meglio accompagnarli con icone o etichette. Infine, ricordiamoci che non deve mai essere il brand a rubare la scena: i dati vengono prima, sempre.
Tutto questo può sembrare complicato, ma in realtà non lo è. Con Elly basta definire la palette aziendale, impostare primario e accento, caricare il logo e applicare il tema allo spazio di lavoro. In pochi minuti le dashboard cambiano volto e diventano familiari. Il risultato si vede subito: anche su mobile o su uno schermo proiettato in sala riunioni, l’identità resta chiara e i dati leggibili.
La regola d’oro è una sola: prima decidi quali messaggi vuoi evidenziare, poi pensi a come farli emergere. Il design è al servizio della strategia, non il contrario.
Alla fine la trasformazione è tutta qui: non stai semplicemente colorando i dati, stai dando loro una casa. Quando l’ambiente parla la lingua dell’azienda, le persone si fidano, capiscono prima, decidono meglio.
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