Dati e ospitalità: il nostro primo Ambassador (Antonio Maresca)
Nasce il Programma Ambassador: costruire ponti tra dati e persone per guidare il cambiamento culturale.
Eccoci di nuovo qui con l’edizione numero 111 del nostro appuntamento settimanale. Pochi fronzoli e dritti al punto, questa settimana siamo felicissimi di lanciare ufficialmente un nuovo progetto: il Programma Ambassador di Elly.
Un’idea semplice, in fondo. Vogliamo solo coinvolgere persone che parlano la nostra stessa lingua, che vivono i propri settori “sul campo” e che sanno leggere i dati non solo come numeri, ma come storie, responsabilità e possibilità di cambiamento.
Persone che, quando le incontri, capisci subito che guardano nella tua stessa direzione.
Il primo Ambassador Elly che vi presentiamo è esattamente tutto questo: Antonio Maresca, una delle voci più lucide, autorevoli e umane dell’ospitalità italiana. Consulente e formatore, da anni lavora per portare consapevolezza, rigore e cultura all’interno di un settore che corre veloce, spesso senza prendersi il tempo di capire davvero dove sta andando.
E come da nostra tradizione, prima di entrare nel vivo, accompagniamo la lettura con una canzone che entra di diritto nella nostra playlist di Spotify, ovviamente scelta da Antonio:
🎵 “Heroes” — David Bowie, Heroes
Un brano che ci dice già moltissimo di Antonio e che lui stesso spiega così: “non l’ho scelto per l’eroismo, ma perché racconta la possibilità di provarci anche quando sembra un’impresa da pazzi.”
Perché nasce il Programma Ambassador Elly
Chi ci segue da tempo lo sa bene, Elly nasce da un’idea ambiziosa: rendere la Business Intelligence accessibile a tutti, soprattutto le piccole e medie imprese che non hanno un team di analisti o budget da multinazionali.
Nel tempo poi abbiamo capito un’altra cosa: anche gli strumenti migliori non bastano se manca un ponte. Un ponte tra i dati e le persone. Tra i numeri e le decisioni. Tra la tecnologia e la cultura aziendale.
Gli Ambassador Elly nascono per questo.
Perché la differenza, anche nel mondo dei dati, la fanno sempre le persone. Persone che conoscono perfettamente il proprio settore, esperti del proprio dominio, che ne vivono le sfide, le frizioni, i paradossi.
Persone che vogliono usare i dati non solo per analizzare, ma per raccontare, divulgare, educare e costruire cambiamento.
Persone che condividono la nostra visione: la tecnologia come mezzo, mai come fine.
Chi è Antonio Maresca (e perché è la persona giusta)
Antonio Maresca è un consulente e formatore di digital marketing per l’ospitalità. Ma sarebbe riduttivo definirlo così, quindi preferiamo citarlo per non sbagliare:
“Lavoro più sulla consapevolezza che sulle tattiche. Non vendo miracoli, provo a rimettere ordine in un settore che spesso si racconta molto, si ascolta poco e si abbandona al fatalismo.”
È esattamente questa trasparenza, questa lucida consapevolezza, questa capacità di mettere a fuoco il reale, non l’illusione che ci ha convinti fin dal primo incontro che incarniamo gli stessi valori di fondo.
Il suo imprinting è chiarissimo: umanità prima della tecnologia. I fondamentali prima dell’hype. E per entrare nel suo settore possiamo dire: l’ospitalità come patto di fiducia, non come algoritmo che incastra camere e persone.
C’è qualcosa di profondamente “Elly” in questo modo di guardare il mondo. E noi piace assai!
La sfida dell’ospitalità? Non è la distribuzione. È la cultura.
Quando gli abbiamo chiesto quale sia la sfida più grande del settore alberghiero, Antonio non ha avuto dubbi:
“La vera sfida è culturale. È urgente il passaggio da gestori a imprenditori. Serve meno improvvisazione, meno risposta emotiva agli stimoli del mercato e più strategia.”
E questa frase da sola basterebbe a spiegare perché crediamo così tanto nella cultura del dato. Perché i dati non sono semplicemente dei numeri. Sono i mattoni su cui dobbiamo costruire le nostre decisioni.
Sono ciò che permette a un imprenditore di non inseguire il mercato, ma di guidarlo.
“Un dato è utile se aiuta a cambiare o confermare un comportamento.Tutto il resto è pura cosmetica digitale.”
Non servono dashboard piene e scintillanti. Serve sapere cosa guardare, quando guardarlo e come interpretarlo. Serve ordine, metodo, rispetto per il dato. Non un contenitore di grafici, ma uno strumento che insegna.
Una piattaforma che spiega cause ed effetti, che suggerisce scenari, che accompagna a leggere il contesto.
Ascoltando Antonio, diventa evidente quanto i dati - se rispettati, compresi e interpretati - possano trasformare profondamente il lavoro degli hotel. Non è solo teoria, attenzione. Si tratta di praticare quotidianamente l’arte della cultura del dato.
E soprattutto, non è un hype tecnologico: è un mindset direbbero quelli bravi.
Nel mondo dell’ospitalità, i dati possono diventare un acceleratore straordinario in almeno cinque aree:
Revenue management consapevole: che non rincorre il mercato, ma lo legge de anticipa con lucidità.
Distribuzione più coraggiosa: libera dalla sudditanza psicologica verso i canali e dalle reazioni emotive dell’ultimo minuto.
Guest experience che inizia prima del check-in: perché conoscere il cliente quando arriva è già troppo tardi.
Advertising con un metodo: finalmente lontano dalla “tombolata” dove tutto è casuale e niente è misurabile.
Processi operativi più fluidi: perché le frizioni interne costano più di qualsiasi commissione esterna.
Seguire le indicazioni di Antonio come i Magi seguivano la stella cometa è sicuramente un ottimo modo per portare efficienza e produttività in un sistema in cui il dato smette di essere astratto e diventa operativo, quotidiano, strategico.
E quando si parla di intelligenza artificiale, Antonio è ancora più diretto e crediamo sia importante riportarlo con la stessa chiarezza:
“L’opportunità è enorme. Il rischio è scambiare l’AI per un sostituto della nostra intelligenza pratica. E poi c’è la fuffa, che parla alla nostra parte infantile e ci fa credere che l’impossibile sia facile.”
Parole che potrebbero essere inserite parola per parola nel Manifesto Elly:
l’AI non deve illudere, non deve complicare, non deve sostituire il pensiero.
Deve potenziare, semplificare, rendere più intelligenti le decisioni.
Solo così porta valore reale.
Solo così resta umana.
Sì, ci piace anche questo!
Il data-driven che serve davvero all’ospitalità italiana
Una delle lezioni più belle nate da una delle tante chiacchierate fatte con Antonio è questa:
“Il data-driven non deve essere freddo. Pochi KPI, ben scelti, letti con costanza. Il budget come una mappa, non come una profezia. E sempre: l’umanità dell’accoglienza.”
È la sintesi perfetta di quello che Elly vuole essere: un aiuto, non un ostacolo. Una guida, un abilitatore di valore, competenze e professionalità.
“L’ospitalità, se intesa solo come vendita di camere, è destinata a soccombere. Serve ricostruire il rapporto di fiducia con l’ospite. Servono rigore, cortesia e l’abilità di interpretare mutamenti rapidissimi. L’unica certezza risiede nel proprio passato: la buona esperienza.”
Avere Antonio come Ambassador non significa aggiungere un testimonial, non è il nostro stile e soprattutto Antonio non si presterebbe mai ad una cosa del genere.
Per noi è molto di più, la sentiamo come una vera è propria responsabilità.
Il nostro obiettivo è aggiungere una voce che pensa.
Un professionista esperto che fa domande difficili ma necessarie.
Una persona che vede nel dato un modo per migliorare la vita delle persone, non per giudicarle.
Tutto questo significa portare dentro Elly un punto di vista che sa unire filosofia e operatività, cultura e gestione, ironia e rigore. E un forte spirito critico che sicuramente ci farà crescere e migliorare.
Chiudiamo, come abbiamo aperto, con Bowie
Perché “Heroes”, ma non per diventare eroi.
Perché, come dice Antonio, racconta la possibilità di provarci anche quando sembra un’impresa da pazzi.
Ed è un po’ questo il senso degli Ambassador Elly: persone che ci provano. Che credono nella trasformazione e nel possibile. Professionisti che usano i dati per valorizzare il lato umano del lavoro.


